Metamorfosi: Le Pussy Riot

Da rock a pop il passo è breve

Dissidenti, amorali, provocatorie, tre aggettivi che descrivono al meglio il collettivo punk-rock russo noto con l'epiteto di "Pussy Riot", che da anni attraverso il grido del simbolismo attivista cercano di contrastare la visione politica del mondo multipolare di Putin.

Pussy Riot, dal videoclip "Putin's Ashes"

Proprio a causa della loro eccedenza nell'atto di protesta, le "Pussy Riot" sono spesso finite in prigione, mandate in esilio ma ritornate ogni volta con più forza e veemenza. Il fastidio del Cremlino nei loro confronti è evidente, il loro modus operandi è consolidato... quasi scontato direi. Se nei primi tempi della loro comparsa hanno rappresentato la novità della ribellione, nuova modalità di espressione del dissenso, il coraggio di andare contro la dittatura nonostante (consentitemi la preposizione) il genere sessuale di appartenenza, che in un paese come la Russia putiniana è tutt'altro che un dettaglio irrilevante, col passare degli anni sono diventate sempre più pop, "omologate" al mainstream, fagocitate dallo spettacolo e da quella stessa Arte che loro stesse utilizzano attivamente come arma per "abbattere" il Cremlino.

Ma chi sono oggi le "Pussy Riot"?

Volendo citare un famoso "meme social" posso dire che questo gruppo di "protestanti tette al vento" sono invecchiate decisamente male. Al ruggente grido femminista, anticonformista e antipatriarcato le Pussy Riot, oggi, nel 2023, altro non sono che un concentrato sessualizzato e strumentale, surrogato effimero della più blanda forma di attivismo contemporaneo, mi spiego...

Nadya Tolokonnikova delle Pussy Riot e due ballerine con passamontagna nel backstage del teatro El Rey di Los Angeles, foto di Steve Appleford.

Quello che attualmente mettono in pratica le Pussy Riot, capitanate dalla pluricarcerata fondatrice Nadya Tolokonnikova, è una forma un po' paradossale di attivismo, definibile come "attivismo sui generis". Hanno snaturato e trasmutato completamente la propria mission dapprima incentrata sulla rivendicazione dei diritti e successivamente traslata su un concetto che punta alla sensibilità agli occhi della gente... rendersi vittime "andando contro qualcuno", meglio se questo "qualcuno" ha origini russe per meglio sottolineare la differenza tra "loro" e gli "altri": ultimamente, infatti, hanno annullato la partecipazione al Festival di Wiesbaden perché presente, allo stesso evento, Anna Netrebko, considerata una russa indegna perché a loro detta filoputiniana. Sono addirittura arrivate ad attaccare personaggi realmente impegnati contro qualsiasi tipo di conflitto (non solo quelli con maggiore risonanza mediatica ed economica) e la rivendicazione dei diritti umani, definendo tali soggetti "sacchi di m***a", come avvenuto nel dissing twitteriano con il leader dei Pink Floyd Roger Waters.

Un insieme di azioni prive di senso che non fanno altro che qualificare le Pussy Riot per ciò che sono diventate... arriviste accattone fagocitate dal loro stesso ego. Inneggiano alla pace, idolatrano Zelensky ma anziché lanciare messaggi di unione artistica auspicando un dialogo globale positivo attraverso l'attivismo, creano tensioni, alimentano faide, inaspriscono dissapori circa temi delicati di grande risonanza e supportano personaggi e brand dalla dubbia moralità (Demna Gvasalia, direttore artistico di Balenciaga, finito al centro di uno scandalo pedosessuale).

Nadia Tolokno con John Caldwell. Il co-founder di Unicorn DAO e Ukraine DAO, noto come "vegsurfer", indossa la maglietta di beneficenza disegnata da Demna Gvasalia di Balenciaga per la UNITED24, piattaforma di raccolta fondi per l'Ucraina di Volodymyr Zelensky | nadyariot via instagram.

Schiave, ormai, della cultura occidentale, dall'alto del proprio attico a New York le Pussy Riot tra un tweet polemico e una pubblicazione OnlyFans (con la quale credono di valicare le nuove frontiere del matriarcato) sono diventate parodia di sé stesse, testimoni inconsapevoli di quanto il progresso e il benessere economico, sorretto da una buona dose di bramosia, possano trasformare anche le menti più ribelli e sovversive mettendole, talvolta, al pari dell'acerrimo "nemico" che combattono in nome della giustizia.

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