Inventing FAKE Anna

Trasgredire le regole può essere un buon esempio?

© Netflix

Nome: Anna
Cognome: Sorokin in arte Delvey
Età: 31
Segni particolari: Dannatamente geniale

Quante volte vi è capitato di immaginarvi in un'altra vita, una in cui avete raggiunto tutti i vostri obiettivi professionali, in cui vi sentite parte integrante della società, ben voluti ed amati da tutti e con dozzine di migliaia di euro nel conto in banca? Mettetevi comodi, quella che sto per raccontarvi è una storia bizzarra, quasi incredibile (non di certo in accezione positiva, o forse sì) per quanto surreale.

Chiunque sia capitato, anche solo facendo zapping, tra il catalogo Netflix non ha potuto fare a meno di imbattersi in un titolo: Inventing Anna.

Un titolo semplice, quasi banale. Nulla che rimandi al reale contenuto dell'opera. Sembra quasi si tratti di una commedia dai toni romantici, una sitcom in love... e invece NO!

È la storia di un alter ego, una vita parallela, la storia di una piccola (e astuta) fiammiferaia che diventa - anche solo per finzione - principessa... e non per un giorno, ma per ben 4 anni.

Foto segnaletica di Anna Sorokin (in russo: Анна Сорокина, traslitterato: Anna Sorokina)

Anna Sorokin, ragazza russa di umili origini è balzata agli onori (o agli oneri, che dir si voglia) della cronaca per essersi finta una ricca ereditiera tedesca (sotto il nome di Anna Delvey), truffando così le più alte e facoltose personalità di spicco nella scena newyorkese.

Siamo nel secondo decennio degli anni duemila, ci tengo a sottolinearlo. Anni in cui la tecnologia si affina e si evolve alla velocità della luce, innestandosi come un virus nella vita umana. Anni in cui il binomio antitetico pubblico-privato diventa quasi una crasi, sia verbale che concreta ed effettiva nella sua applicazione nel quotidiano reale. Basta un click per sapere tutto (o quasi) di una persona.

Eppure, c'è chi come Anna, riesce a raggirare il "sistema".

Casi fortuiti? Abile manipolatrice? Tutti coglioni?
Forse...

Inventing Anna ripercorre in 9 episodi l’abilità con cui questa donna è riuscita a toccare la vetta, seppur effimera, del successo per sprofondare poi nei meandri più tetri del disonore e della vergogna e infine risalire la china intascando 320.000 $ da Netflix per la trasposizione su schermo delle vicende che la vedono protagonista, grazie alla quale somma ha potuto pagare parte dei suoi debiti. Alla stregua, dunque, di una diva di Hollywood, oggi Anna si aggira per le strade di New York (in libertà vigilata) inseguita dai paparazzi, pronta ad acquistare casa a Manhattan e a pianificare il suo "nuovo debutto in società".

« mentirei a te, a tutti gli altri e a me stessa se dicessi che mi dispiace per qualcosa »
Anna Sorokin al New York Times, 2019

Queste, le parole pronunciate da Anna prima della sentenza che la vedrà andare in prigione. Parole che denotano un'estrema lucidità psichica e non lasciano trasparire alcun segno di rimorso, soprattutto considerando il modo in cui la donna è solita guardarsi - una moderna Robin Hood, impegnata a rubare ai ricchi in favore dei più poveri - in un'ottica, però, leggermente diversa ed egoriferita… "i poveri" in questo caso sono Lei.

Julia Garner, attrice protagonista della miniserie televisiva "Inventig Anna", alla Berlinale 2020 © Harald Krichel

Questo fatto di cronaca se letto e guardato in rappresentazione transmediale ("Inventing Anna" - Shonda Rhimes per Netflix, 2022) può far nascere un sorriso malizioso, far gridare al genio creativo o in casi peggiori, per i conservatori moralisti più estremi, suscitare indignazione. Sta di fatto, tuttavia, che nella scala del crimine, quello commesso da Sorokin si configura come un crimine bianco. Non si è macchiata di nessuna azione riprovevole o contro natura, se non prendersi gioco delle persone trasgredendo la legge.

Nessuno dice che ciò non sia sbagliato (sia chiaro!) ma il punto è... quanto è sbagliato? A chi è imputabile realmente la colpa, all'astuzia / ingegno della Sorokin o all'ingenuità / buonsenso delle persone? D'altronde parliamo di una ragazza dell'est Europa, immigrata negli Stati Uniti, che DICE di essere una ricca ereditiera tedesca, di bell'aspetto, ammaliatrice nei modi... perché non crederle? - penserebbe un tipico imprenditore americano arricchito che non guarda al di là del proprio naso, credendosi più furbo di chiunque...

Con questo non voglio stare qui a criticare l'imprenditoria made in USA, né tantomeno asserire (con assoluta certezza) il limite mentale dei ricchi potenti, voglio solo sottolineare quanto Anna Sorokin sia figlia dei nostri tempi, figlia di una generazione basata sull'apparenza, superficiale, poco incline all'approfondimento, una ragazza che pur di raggiungere gli alti livelli che la società impone come esempio scinde la sua identità (non per malattia ma per un estro sapientemente diabolico e calcolatore) creandone una nuova, più "conforme", più "normale", più "accettabile". Una ragazza capace di tutto (anche di trasgredire la legge) che riassume quel tutto nell'atto più semplice ed innocuo del mondo... FINGERE, dare agli altri ciò che si aspettano, ciò che vogliono sentirsi dire.

Ora, visto l'enorme successo di pubblico riscontrato dalla serie Netflix e alla luce di quanto detto sino a questo momento, mi sorge una domanda: Quanto è giusto raccontare questo tipo di storie? Quale esempio può fornire ad una generazione già così precaria sul versante dei valori umani e societari come quella contemporanea?

Ai posteri l'ardua sentenza...

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