Le infinite manipolazioni della realtà e della memoria

Quando l'arte sfida le convenzioni sociali di realtà e memoria, l'opera diviene un mezzo per esplorare il potenziale infinito della manipolazione.

Atmospheric Memory, Powerhouse Museum, Rafael Lozano-Hemmer

Questo concetto prende vita nella mostra "Atmospheric Memory" di Rafael Lozano-Hemmer. Qui, immergendosi in un mondo virtuale, le immagini e le voci diventano elementi da plasmare e ricreare all'infinito. L'artista messicano-canadese, con la sua esposizione, non solo cattura l'immaginazione, ma solleva interrogativi essenziali sul nostro rapporto con la tecnologia, la sorveglianza e la percezione stessa della realtà.

L'ingresso alla mostra è segnato da un enigmatico grido di un bambino di dieci anni: "Hanno rubato il mio volto!". La fotografia del ragazzo, catturata all'ingresso della mostra e poi proiettata sulla sua ombra, offre una riflessione sulla nostra fragile identità digitale. Come sui social media, il contenuto della mostra è generato dall'interazione degli utenti, ma allo stesso tempo può apparire come un furto. Le immagini, le voci e i dati diventano materia grezza nelle mani dell'artista, che li mescola per creare un panorama digitale caotico e inquietante.

La sala principale, chiamata "Atmospheres", è un laboratorio di opere d'arte che reagiscono alle variazioni temporali della concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera. Un muro di spruzzi d'acqua crea testi visivi simili a nuvole ogni volta che qualcuno parla. Le pareti e il pavimento della sala principale sono coperti da immagini e dati proiettati su larga scala. Queste rappresentazioni visive del caos digitale, dell'ubiquità delle tecnologie di tracciamento negli ambienti urbani, aprono la strada a domande sulla nostra privacy e sul controllo digitale.

Il fulcro della mostra è "Zoom Pavilion", una torre che ospita 24 telecamere robotiche. Queste telecamere seguono i visitatori all'ingresso e proiettano le loro immagini sul pavimento e sulle pareti circostanti. Quest'opera, una collaborazione tra Lozano-Hemmer e l'artista polacco Krzysztof Wodiczko, affronta il tema della sorveglianza. L'artista definisce l'opera come una sorta di "architettura relazionale", un'invocazione all'interazione e all'esperimento sociale.

"Field Atmosphonia" è un'altra stanza che trasporta i visitatori in un mondo di luci e suoni. Con 3.000 registrazioni audio di insetti e di uccelli, l'opera invita a riflettere sulla complessità del mondo naturale nell'era digitale, fino a sfociare nel tokenismo verso le comunità delle Prime Nazioni.

Ispirato dai concetti dell'ingegnere Charles Babbage, ideatore di un calcolatore programmabile, l'artista attinge all'idea che le voci e le immagini possano essere catturate, manipolate e riprodotte all'infinito. "Atmospheric Memory" ci invita a considerare come queste tecnologie digitali stiano ridefinendo la nostra percezione della realtà e della memoria stessa. Nelle stanze affollate del Museo delle Scienze e delle Arti applicate, la mostra si rivela un'esperienza per tutte le età. Anche i bambini, preoccupati per il furto delle loro immagini, sembrano godersi il gioco digitale. Dopo tutto, in questo magico mondo digitale, ogni visita è una scoperta, e ogni voce è una potenziale opera d'arte. Atmospheric Memory è in mostra al Powerhouse Museum di Sydney fino al 5 novembre.

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