Mmarla presenta "Crudelia"

“Crudelia” è la mia possibilità di perdonarmi su alcuni errori. La mia possibilità di accettare che a volte il carnefice non è cattivo, ma è solo la prima vittima. L'opera nasce ispirata all'omonima canzone di Marracash, ed è come se il mio quadro fosse un'auto-dedica.

Crudelia, Mmarla

L'opera ha come sfondo gli scontrini che fin dall'esordio contraddistinguono la mia arte perché come lo scontrino rappresenta metaforicamente la società in cui viviamo che declina ogni aspetto del reale a mero consumismo e convenienza, in questa opera ad essere mercificato è anche l'amore.

A destra possiamo notare due margherite stilizzate ed i petali staccati che rimandano immediatamente, nell'immaginario collettivo, al giochino che fanno gli innamorati di provare a scoprire se si è ricambiati: “m'ama non m'ama”.

Crudelia, Mmarla

Crudelia non ama, questo è urlato con una tinta rossa che non lascia possibilità di fraintendimenti.

Il colore, il tratto imperfetto e volutamente sfumato delle lettere stanno a simboleggiare non tanto il significato intrinseco delle parole, che risulta immediatamente comprensibile, ma qualcosa di più marcato e profondo che c'è sempre nelle mie opere per chi sa soffermarsi a guardare e a riflettere sui singoli dettagli.

La passione del rosso urlato sulla tela è il dolore di chi deve pronunciare quelle parole in un gioco di doppio che connota ogni essere umano che, come dice Baudelaire, racchiude in sé l'angelo e la bestia, la vittima e il carnefice.

Ma il centro dell'opera, ciò che più la rende davvero significativa è il piccolo riquadro, il lembo di tela tagliato.

Crudelia, Mmarla

Non è lo squarcio di fontana, non è il mio dolore sulla tela ma un tentativo di mettermi in armonia con la realtà che mi circonda, infatti ciò che è visibile attraverso il foro è ciò che c'è fuori di noi che tanto ci procura dolore e non ci permette di essere veramente chi siamo.. io ho tentato di tenere dentro la realtà il mio piccolo cuore, minuscolo di fronte alla scritta gigante che non lascia scampo.

Come un pantalone troppo grande e tenuto su da quattro spille da balia che, precariamente, cercano di farlo sopravvivere. Non è la prima volta che uso un cuore dolorante, in una mia precedente opera avevo usato un cerotto “vero” per tenerlo unito. È un'opera intima che ho deciso di rendere pubblica, un dolore che voglio condividere perché ho necessità di ritrovare l'armonia perduta e forse mai avuta tra me e il mondo esterno.

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