Black History Month: la memoria ghettizzata

« Non voglio un mese della storia dei neri. La storia dei neri è la storia americana. »
« I don't want a black history month. Black history is American history. »
Morgan Freeman in un'intervista del 2005 a "60 Minutes" sulla CBS.
Black History Month © justcallmeacar

1 Febbraio – 1 Marzo
Un arco temporale che potrebbe non significarvi nulla a meno non siate americani, neri, inglesi o canadesi. Proprio nel periodo che intercorre tra queste 2 date, come ogni anno, si celebra il "mese della storia dei neri", meglio noto come "Black History Month".

Di cosa sto parlando? Ve lo spiego subito...

Il Black History Month nasce ufficialmente nel 1915 ad opera dello storico Carter G. Woodson e del ministro Jesse E. Moorland in una formula primordiale che prevedeva la celebrazione e la promozione dei successi dei neri americani condensata in una sola settimana, la "Negro History Week", conciliandola con la nascita di Abraham Lincoln e Frederick Douglass, agli inizi di febbraio.

Nata come associazione, evoluta in movimento, soltanto nel 1976 sotto la presidenza di Gerald Ford viene riconosciuto ufficialmente il "Black History Month", quale occasione per onorare i contributi e l'eredità degli afroamericani nel corso della storia.

Tralasciando i cenni storici poc'anzi enunciati, non possiamo far altro che notare il nobile intento di questa "istituzione" più commemorativa che celebrativa (lasciatemelo dire!) che sa tanto di redenzione dall'abominio compiuto negli anni ai danni della comunità nera e che ha contribuito a plasmare un'ideologia distorta e falsata circa la supremazia di una razza rispetto ad un'altra.

La questione razzismo, infatti, così come la faida tra "bianchi e neri", è da sempre un tema molto sentito in America, fuoco vivo, brace ardente coperta in superficie da un velo di cenere. Nonostante si parli spesso circa il superamento di stereotipi, abolizione di differenze e riconoscimento di uguaglianze non si possono chiudere gli occhi di fronte alla realtà che avvalora e mette in risalto la "differenziazione" della specie umana. Numerosi sono stati negli anni i Testimonial della comunità nera che si sono spesi per il livellamento delle pari opportunità di tutti gli esseri umani. Tentativi vanificati? Non proprio.

Impossibile dimenticare quanto è stato fatto e quanto hanno inciso sul corso degli eventi figure come Rosa Parks, Martin Luther King, Jane Bolin, Malcom X, Shirley Chisholm e potrei continuare ancora per molto. Piccole, progressive e importanti conquiste che hanno reso il mondo un posto più accogliente, o per meglio dire, più umano.

Guardare al "Black History Month" quale spettro commemorativo delle gesta dei sopracitati rende onore alla causa, tuttavia va a cozzare con quello che è stato il leitmotiv di quelle stesse imprese: il raggiungimento dell'uguaglianza.

Se il fine ultimo, ispiratore di determinate azioni è stato proprio il riconoscimento dell'uguaglianza del genere umano tutto, al di là delle differenze "di superficie", perché dedicare uno spazio "isolato", che spezza il flusso della continuità annuale, alla storia dei neri?

Perché connotare la storia di una parte della specie umana di sensazionalismo ed eccezionalità (passatemi il termine), ghettizzandola in qualche modo?

Qualcuno potrebbe alludere all'importanza della memoria, "per non dimenticare", Giustissimo! Ma la storia dei neri americani è al contempo la storia della stessa America, una triste parentesi di quest'ultima che merita di essere raccontata insieme a tutte le altre e non essere relegata in un "paragrafo a parte", quasi come a prenderne le distanze.

Ovviamente, la riflessione appena esposta vuole sia mettere in risalto l'interrogativo circa la nascita di questo "mese dedicato", sia sollevare un filo di polemica a riguardo.

Trasmettere la storia alle nuove generazioni è sacrosanto e doveroso, in quanto solo attraverso la conoscenza del passato si può tentare, con le giuste speranze, di migliorare il futuro. Tuttavia, il punto di discussione non riguarda il "cosa" ma il "come", ovvero le modalità di trasmissione dei fatti.

Lo stesso vale per la rappresentazione mediatica dei neri nella storia contemporanea (e in generale la Manipolazione Mediatica che di essa viene fatta). I neri, in teoria, sono sempre dipinti come le vittime (forti del traumatico passato di cui sono stati, purtroppo, protagonisti) ma in pratica vengono sempre considerati come carnefici, in qualunque contesto e per qualsiasi motivazione. Da un lato compatiti, dall'altro giustiziati senza pietà:

come dimenticare il controverso caso di OJ Simpson (si veda l'articolo "Mass Media e Opinione Pubblica: the people vs. O.J. Simpson"), il processo mediatico-giudiziario più pubblicizzato nella storia degli Stati Uniti o il video dell'ultimo respiro di George Floyd, ucciso per mano della polizia bianca accusata di comportamenti razzisti. Ultimo ma non meno importante, il caso dell'afroamericano Tyre Nichols, brutalmente pestato a sangue da cinque agenti di polizia neri a Memphis lo scorso 7 gennaio.

E dunque, dove sta l'uguaglianza?

Sebbene il motto "Black Lives Matter" non sia una novità negli Stati Uniti, è importante ricordare che ogni vita conta a dispetto di qualsiasi tipo di differenza ma è anche necessario sottolineare che non basta un semplice "Black History Month" per trasmettere e imparare dalla storia.

E tu, cosa ne pensi del "Black History Month"?

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